5 Verità Scomode che il Portafoglio Globale da 250.000 Miliardi di Dollari Ci Svela sugli Investimenti

Costruire un portafoglio diversificato è la sfida centrale per ogni investitore. Tra migliaia di azioni, obbligazioni e asset alternativi, come si può essere sicuri di aver creato un mix equilibrato? Una risposta affascinante arriva da un recente report di Goldman Sachs, intitolato “Investing in Everything, Everywhere, All at Once” (15 ottobre 2025), che analizza il cosiddetto Portafoglio di Mercato Globale: una fotografia di come sono allocati oggi 250.000 miliardi di dollari di asset investibili nel mondo. Guardandolo da vicino emergono cinque verità sorprendenti — e un po’ scomode — che mettono in discussione molte certezze sul modo in cui pensiamo gli investimenti.

1. Il Famoso 60/40? È Solo la Foto Sbiadita del Portafoglio di Ieri

Per decenni, il portafoglio 60/40 (60% azioni, 40% obbligazioni) è stato il punto di riferimento per la diversificazione. Negli anni ’80 e ’90 rappresentava una buona approssimazione del “portafoglio medio” globale: rifletteva il modo in cui investivano famiglie e fondi istituzionali. Ma il mondo è cambiato. Secondo Goldman Sachs, oggi la composizione effettiva del portafoglio globale è:

– Azioni: 49%

– Obbligazioni: 37%

– Altri asset: 16%

(di cui Oro 6%, Mercati privati 5%, Immobili 2%, Criptovalute 1%)

In altre parole, il 60/40 ignora un sesto dell’universo investibile. E proprio in quegli “altri asset” si trovano, negli ultimi anni, molte delle fonti di diversificazione reale.

“Ignorare queste asset class significa basare le proprie strategie su una rappresentazione parziale — e ormai datata — del mercato.”

2. Il Portafoglio “Perfetto” in Teoria, Ma Spesso Battuto nella Realtà

Secondo il Capital Asset Pricing Model (CAPM), il Portafoglio di Mercato dovrebbe essere quello “perfetto”: il più efficiente, quello che massimizza il rendimento per ogni unità di rischio. Peccato che i mercati reali non leggano i manuali di finanza. Storicamente, il Market Portfolio è stato battuto — in termini di rendimento corretto per rischio — sia da un portafoglio 60/40 ribilanciato, sia da strategie Global Risk Parity, che distribuiscono il rischio in modo più equilibrato tra le asset class.

“Non è proprio vero che il market portfolio sia sempre stato quello che ha ottenuto il maggior rendimento per unità di rischio. Altri portafogli in realtà hanno performato meglio.”

Le ragioni? Investitori imperfetti, mercati non del tutto efficienti, e soprattutto fattori ignorati dalla teoria: tasse, costi di transazione, vincoli psicologici e comportamentali. Il portafoglio “ideale” esiste, ma solo nei modelli.

3. Due Terzi delle Azioni Mondiali Sono Americane: Successo o Rischio?

Il dato più sorprendente è la concentrazione geografica: circa il 64% del mercato azionario mondiale è statunitense, un livello mai raggiunto dal dopoguerra. È il riflesso di una storia di successo straordinaria — l’economia americana, le sue imprese tech, la forza del dollaro. Ma è anche una fragilità sistemica: oggi il mondo intero è esposto a un solo Paese e a poche aziende “mega-cap” (Apple, Microsoft, Nvidia…). E non finisce qui: anche il mercato obbligazionario è dominato dagli Stati Uniti, che rappresentano oltre il 40% del debito mondiale.

Il risultato? Il Portafoglio Globale è, di fatto, profondamente sbilanciato verso l’America. Un vantaggio finché il dollaro regge — ma un rischio se il vento dovesse cambiare.

4. Europei, Campioni del Risparmio. Ma con una Montagna di Contanti che Fa la Muffa

L’analisi di Goldman Sachs mette in luce una verità culturale, prima ancora che finanziaria. Le famiglie europee risparmiano molto, ma investono poco. Solo circa il 10% dei loro asset finanziari è investito in azioni: il resto è parcheggiato in liquidità o strumenti a basso rischio.

“Investire in azioni richiede propensione al rischio, fiducia nel futuro e accettazione del fallimento come possibilità. In America un fallimento è un punto in più sul curriculum.”

Questo atteggiamento prudente — o timoroso — ha una conseguenza diretta sull’economia. Senza partecipazione ai mercati azionari manca il cosiddetto effetto ricchezza (wealth effect): quando il valore dei portafogli cresce, crescono anche consumi e fiducia. In Europa, invece, il risparmio resta fermo — e con lui spesso anche la crescita.

5. Il Portafoglio di Tutti È il Portafoglio di Nessuno

Il Portafoglio di Mercato Globale è una media ponderata delle scelte di tutti gli investitori del mondo. Ma come ogni media, non rappresenta nessuno in particolare. Un investitore europeo, per esempio, deve adattarlo alla propria realtà. Goldman Sachs suggerisce due “correzioni intelligenti”:

1) Obbligazioni domestiche. Per chi investe in euro, la combinazione storicamente più efficiente è azioni globali + obbligazioni in euro. Le obbligazioni sono la parte “stabile” del portafoglio: averle nella propria valuta elimina un rischio di cambio non remunerato.

2) Copertura valutaria implicita. Per compensare il peso del dollaro, un modo efficace è aumentare l’esposizione ai mercati emergenti. Storicamente, l’indice MSCI Emerging Markets è negativamente correlato con il Dollaro: quando il dollaro si indebolisce, i mercati emergenti tendono a salire. Una diversificazione che diventa anche una protezione.

Conclusione — Uno Specchio delle Nostre Paure e Speranze

Il Portafoglio Globale è molto più di una tabella di pesi e percentuali. È una radiografia delle scelte collettive dell’umanità, dove si riflettono paure, fiducia, ambizioni e contraddizioni. Ma, come ricorda Goldman Sachs, questo portafoglio è un punto di partenza, non di arrivo. Il miglior portafoglio non è quello che massimizza un indice matematico, ma quello che si adatta alla nostra vita, ai nostri obiettivi e al nostro sonno.

Alla fine, investire bene significa soprattutto questo: trovare un equilibrio tra la razionalità dei numeri e la serenità delle notti.

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